Casa VII, Marte in Ariete.
Il pavimento di resina imprigiona a perenne memoria i suoi trofei.
Ogni mattina, camminandoci sopra coi piedi poderosi, da lottatore, ricorda e rinnova l'orgoglio di quelle conquiste.
La camerata è spoglia, in centro la branda a due piani, poco più in là la panca ginnica, l'elmo e lo scudo lucenti in una teca sulla parete rosso scuro, la spada in terra, a portata di mano.
Egli è alto, forte, muscoloso, atletico.
Riccioli neri, villosità opportune.
Vive nudo, del resto è giunto qui per primo: le regole da rispettare sono le sue.
Ama prenderle in contropiede. Le sfida appostato contro vento a mascherare il suo odore, esse ribattono e si scoprono, captarne il punto debole è un attimo, le stringe a sè e con un soffio alla giugulare le trasforma in brividi e mollezze.
Si fa spazio dentro loro facendole avvampare grate e inebriate dalla sua semplice forza.
Poi, dopo l'ultima resa, sfila con un dito i sostegni metallici delle concave corazze lunari e li butta in terra ricoprendoli di resina il mattino dopo quando esse, come la luna, saranno già tramontate.
Tra tutte però una rimane e ossessiona.
Seppe replicare al soffio giugulare, pronuncia parole che generano turgore, non difende le sue grazie con semicerchi metallici, vive nuda e senza trofei.
[continua...]