domenica 31 ottobre 2010

In guerra e in amore...


Casa VII, Marte in Ariete.
Il pavimento di resina imprigiona a perenne memoria i suoi trofei.                                                         
Ogni mattina, camminandoci sopra coi piedi poderosi, da lottatore, ricorda e rinnova l'orgoglio di quelle conquiste.
La camerata è spoglia, in centro la branda a due piani, poco più in là la panca ginnica, l'elmo e lo scudo lucenti in una teca sulla parete rosso scuro, la spada in terra, a portata di mano.
Egli è alto, forte, muscoloso, atletico.
Riccioli neri, villosità opportune.
Vive nudo, del resto è giunto qui per primo: le regole da rispettare sono le sue.
Ama prenderle in contropiede. Le sfida appostato contro vento a mascherare il suo odore, esse ribattono e si scoprono, captarne il punto debole è un attimo, le stringe a sè e con un soffio alla giugulare le trasforma in brividi e mollezze.
Si fa spazio dentro loro facendole avvampare grate e inebriate dalla sua semplice forza.
Poi, dopo l'ultima resa, sfila con un dito i sostegni metallici delle concave corazze lunari e li butta in terra ricoprendoli di resina il mattino dopo quando esse, come la luna, saranno già tramontate.
Tra tutte però una rimane e ossessiona.
Seppe replicare al soffio giugulare, pronuncia parole che generano turgore, non difende le sue grazie con semicerchi metallici, vive nuda e senza trofei.
[continua...]


domenica 24 ottobre 2010

Ibrida

Casa VI, in Pesci, vuota.
spazio incompiuto... limite sbrecciato... per fare una torta devi rompere le uova e sperare che non suoni il campanello...
Questo corpo ha una forma sinuosa... se ti attaccano accusa il colpo e sorridi... gli elementi chiedono accesso dagli occhi... stupire l'avversario ponendosi al suo servizio... dal naso, dalle orecchie, dalla bocca, a seconda del loro compito e del loro status.
cambiare colonna sonora...
Nella testa dalle lunghe chiome ha sede la centrale operativa... a fare più operazioni contemporaneamente si perde tempo e qualità... le linee di produzione sono situate lungo gli arti... ora sorridigli socchiudendo un po' gli occhi... nel tronco lo stoccaggio materiali e lo smaltimento scorte.
lascialoandarelascialoandarelascialoandare dopo tredici anni ritornano
Rilevo uno spazio segreto...
Se ignori la risposta approfondisci la domanda.
tra il magazzino e il depuratore...
Se ignori l'argomento ascolta in silenzio per due minuti e ventotto secondi.
capace di far germogliare e crescere, ma solo in caso di estremo rispetto del protocollo...
Poi inventa una scusa e vattene.

Prospererai nell'equilibrio e nella misura.
Fine della storia.

giovedì 21 ottobre 2010

Ce soir

Casa V, Giove in Acquario.
La luce rossa le ammorbidisce le curve e i lineamenti.
E' generosa ed ha una certa età.
Pare stia fissando proprio me appollaiata sul suo alto sgabello, ma forse è un' illusione ottica, come quegli affreschi che ti seguono con lo sguardo quando ti sposti.
Indossa dei sandali argentati dal tacco importante e affusolato, unghie rosso corallo, mutandine bianche molto ridotte e sgambate. Null'altro.
Mi fissa chiusa dentro la sua vetrina, a suo agio, sorridente, mentre qua fuori si gela.
Mi fa cenno di prendere la cornetta qui sulla destra e inserire il gettone.
Sono incerto, tentenno, lei mi piace e ho voglia ma...
Accanto allo sgabello un telefono bianco attaccato alla parete rosa. Stacca il ricevitore e lo accarezza con le lunghe dita, le unghie laccate, lo avvicina alla bocca (pezzo di frutta che vorrei succhiare) sorride, con l'altra mano si attorciglia i capelli, lunghi, biondi, lisci.
Parla, ma da qui fuori non posso sentirla se non alzo la maledetta cornetta.
Penso che forse non è giusto, che questa cosa non ha senso, che sarei solo un membro di passaggio tra le sue cosce, una pratica da sbrigare in mezz'oretta.
Eppure non riesco ad andarmene né a toglierle gli occhi di dosso.
Lei continua a sorridermi per nulla spazientita.
Prendo in mano la mia voce e sussurro "Tutto questo non è giusto" attraverso la cornetta gelida.
Lei ride "Ti sembra forse un tribunale?"
"Io, io non posso, non riesco..."
"Forse non ti piaccio abbastanza?"
"No, no, tutt'altro... è che..."
"Che?"
"Che non so come fare."
Lei riattacca e apre la porta a vetro facendomi entrare.

[continua...]

venerdì 8 ottobre 2010

Stellina caduta

Casa IV, in Capricorno. Vuota.


Nevica.
Il cielo è plumbeo.
L'altalena cigola, nota stonata nel giardino del Conte.
La giostrina gira piano.
Dicono che il nobiluomo avesse sorriso il giorno in cui fu consegnata, molta ruggine fa.
Lo scivolo si è rotto per il troppo peso.
Salici piangenti.
Una roggia sotto il gelo.
Odore di fumo.
Scricchiolio di passi nella neve.
Sapore freddo e un po' amaro.
Il piccolo corpo giace a faccia in giù.
Giacca a vento rossa.
Calottina di lana rosa con laccetti.
Le braccia allargate, i guantini a manopola, i lacci del berretto sciolti coi ponpon, le gambe divaricate e gli scarponcini di pelouche.
Stellina caduta. Finita.
Un badile lì accanto, appoggiato allo scivolo rotto.
Una buca da scavare, quando smetterà di nevicare.




[continua...]

giovedì 7 ottobre 2010

Go West !

Casa III, Luna e Nettuno in Sagittario.

"Di solito chi arriva fin quaggiù non ha più molto da perdere."
La vecchia intabarrata sparò la sua sentenza facendo tintinnare la miriade di ninnoli che la ricoprivano e si scolò l'ennesimo cicchetto.
Jane B. si sistemò il cinturone sui fianchi sopra la gonna pesante lunga fino a terra e tutta impolverata dopo la lunga cavalcata.
"Proprio così Madame." disse sedendosi al banco e ordinando lo stesso intruglio.
La vecchia mescolava e rimescolava un mazzo di carte consunto. Ne sceglieva tre, le appoggiava sul tavolo capovolte e aspettava un po'. A volte ne girava una, a volte tutte o anche nessuna e poi ricominciava.
Sul tavolo alcune bottiglie vuote e un posacenere pieno.
"Non si vedono spesso belle ragazze che viaggiano sole da queste parti."
"A quanto ne so le belle ragazze preferiscono soffocare in una gabbia dorata più che per il puzzo dello sterco di cavallo, Madame."
"Si vede subito che tu sei diversa, così alta e ben piantata avrai messo in fuga decine di pretendenti."
"Gli uomini non sono abituati ad essere guardati dritti negli occhi."
La vecchia aveva bevuto troppo e il mazzo di carte le scivolò di mano esplodendo in un fuoco d'artificio che in un istante si estinse sul pavimento lercio.
Tentò di raccattarle sporgendosi maldestramente dalla sedia.
I capelli le si staccarono dalla testa insieme al foulard, luccicante di campanellini, che li ricopriva.
Continuò a raccogliere faticosamente quei cenni del destino, sbiaditi dal troppo interrogare, lasciando la parrucca per terra. Non gli importava di essersi trasformato in un attimo in un vecchio ubriacone travestito, lui e Madame erano la stessa cosa.
Jane B. attese che si ricomponesse fumando una lunga sigaretta sulla porta.

[continua...]

mercoledì 6 ottobre 2010

Burlesque nel deserto


Casa II, tra Bilancia e Scorpione. Vuota.

Un boudoir tutto nero.
Glielo fece allestire così prima di lasciarla fuggire altrove. Le aveva messo a disposizione abbondante materia prima, ancora incandescente, e se ne era poi andato a svernare nell'altro posto, quello che lei aveva messo in piedi per primo.
Un boudoir tutto nero, abbandonato.
Sabbia scura luccicante sul pavimento di pietra lavica, un letto a baldacchino già visto, seta, velluto, ebano, divanetti in pelle.
Anche lo specchio e i belletti sono scuri. Dal soffitto gocciolano cristalli in eclissi di luce.
Nessuno è mai stato qui, nessuno verrà mai, non c'è mai nessuno.
C'è una cassaforte con magneti da frigo attaccati.
C'è un frigo la cui combinazione è andata perduta.
Le lunghe tende di voile hanno sul fondo ricami di perline ma il lavoro non è stato completato e, sull'ultima, il piccolo telaio tondo è ancora attaccato, con l'aghetto infilzato e la lente da orologiaio sul tavolinetto a gambe ricurve, laccato, nero.
Il pianoforte verticale sventrato ospita il sonno di uno scheletro appisolato diagonalmente tra le corde.
A toccare i tasti giusti puoi sentirlo cantare il requiem sinuoso del buco nero.


martedì 5 ottobre 2010

Non scostate quella tenda

Casa I, Plutone e Urano in Bilancia.

In un letto a baldacchino sonnecchiano fianco a fianco due vecchi.
Il primo è ricoperto di petrolio (o così sembra) ma non emana odore, non olet.
Il secondo emette scariche elettriche.
Se ne stanno lì, senza parlare, da secoli.
Le tende esterne del baldacchino, in broccato rosa, sono tirate: i vecchi non possono essere visti, si tramanda che ci siano ma non se ne hanno le prove...
Aguzzando l'orecchio può udirsi forse qualche piccola scarica di tanto in tanto, o un lieve rantolo. Dalle fessure dei tendaggi filtra un buio opalescente interrotto a tratti da lampi azzurrini.
Il letto è in mezzo ad un bosco d'autunno, in terra foglie morte colorate.
Il bosco sorge al centro di una stanza barocca quanto basta: mobilio sinuoso bianco dorato, soffitto bombato, affrescato, nudi femminili intrecciati ad arabeschi tra le fronde aranciate del bosco.
Il vecchio di petrolio non cambia mai posizione, le lenzuola di raso color cipria non presentano macchie oltre il suo contorno. Sa qual è il suo posto e sa stare al suo posto. Non ha bisogno di far nulla per ottenere ciò che vuole. La sua fama lo precede oltre la coltre.
Il vecchio elettrificato invece ha bruciacchiato un po' tutto attorno a sè. Vorrebbe essere altrove, non si sa bene dove. Tasteggia incessantemente un dispositivo per comunicare o forse, più semplicemente, per posticipare l'attentato.

[continua...]