venerdì 22 aprile 2011

Appunti brevi


Bacio: Ho una sensazione fantasma.
Bouquet di ciliegie: Non ci riguarda. Siamo pura metafora.
Bacio:  Continuo a sentire di più,  ditemi perchè.
Bouquet: Non è semplice da spiegare.
Bacio: Amo l'arte. E non sopporto il visivo.
Banco macelleria: E' di me che parli?
Bacio: No. Togliti per favore.
Banco macelleria: E perchè? Non ti piace la roba forte?
Bacio: No, a me piace la roba, come dici tu, sottile.
Banco macelleria. Che noia! e tu? non mi difendi?
Visivo: (muto)
Bacio: Mettiti una benda.
Visivo: (esegue)
Scultura: Piano, non mi sono mai sentito così.
Bacio: Non devi parlare.
Scultura: La conoscenza ? Ti prego di aderire meglio qui.
Bacio: Adoro le frontiere, il pulsare della creatura al suo primo mattino.
Scultura: Sono lucido ma non sempre. Amo le vie qualsiasi, purchè ci sia tepore.
Altalena: Si chiude. Lei la smetta una buona volta di girare e lei non stia impalato. Avanti
Scultura: Lei disturba la privacy.
Bacio: Torni dopo.
Altalena: Vi concedo una pausa soltanto, poi briciole e polvere.
Ciliegie: Siamo tornate, dove ci mettiamo?
Scultura: Preferisci me a loro? Addio.
Bacio: Qui da me, venite tutte. Dormite con me, fatemi sentire la vostra morbidezza. Ho paura della notte.

(fine)

martedì 19 aprile 2011

Appunti di bacio





Il bacio aveva una sensazione fantasma.  Una cosa simile a un bouquet di ciliegie premium,   la forma liscia e piena che lo riempiva tutto come biglie in un esercizio per balbuzienti. Non riusciva a spiegare il sentire fantasma, che persisteva tornito e plastico dopo aver finito il baciare. Un sentire amplificato,  come se il fine contorno del bouquet ipotetico fosse rimasto  impresso sulle sue pareti, per così dire,  fotografato in 3D.
Il bacio aveva un posto nel tattile, apparteneva alla compagnia di epidermide e polpastrelli, dove ricopriva un posto di rilievo, ma questo non spiegava nulla. C'era  una qualità di sensibile in più nella cosa fantasma.
Ora, sapeva bene che sentire di più non dipendeva da una semplice somma di organi di senso. Baciare con gli occhi spalancati non raddoppiava i recettori nè aumentava la sensazione piacevole.
Anzi. Il visivo era talmente assuefatto di stimoli che per svegliare dal torpore il nervo ottico era necessario pestare sui tasti con immagini forti. A qualcuno piaceva, ad esempio,  baciare il più superbo bouquet di ciliegie magnum tenendo al contempo gli occhi fissi sopra  una testa d'agnello appena macellata. Il senso estremo non gli interessava.
Al contrario, preferiva qualcosa di sottile e inquieto. Per avere una percezione più intensa bastava escludere con una semplice benda il piano nobile degli occhi.  Il visivo era stolido, tirannico, e il bacio accarezzava spesso l'idea di farlo fuori.
Bisognava sovvertire la gerarchia, fondare una nuova conoscenza su sensi rinnovati e più equi. Ne aveva parlato spesso  con gli altri del  tattile, gusto e odorato, ma quelli si erano chiusi nel mutismo, tanto erano abituati a fare i servi del visivo. 
Così aveva cercato di espandersi per conto suo,  e  aveva scelto l'arte.
Aveva scoperto che girare attorno a una scultura, a cui aderire deciso, in un passare e ripassare senza fretta, gli produceva una percezione  stereoscopica che andava ben oltre la semplice somma di visivo più tattile. Baciare la scultura era  esplorare frontiere percettive ignote, e come bacio poteva accogliere il pulsare della forma senza divorarla. 
La scultura aveva piccole vene gonfie e rilievi e cupole, curve e rientranze, seguire le quali era come leggere un trattato, e inoltre sotto il suo contatto,  la scultura sembrava prendere vita come una creatura al suo primo aurorale  mattino. Il bacio sprofondava lentamente tra le cupole e le vene nell' assoluto desiderio di inglobare in sè la forma che risplendeva lucida come una nike alata. Dopo restava una sensazione fantasma, come un atto di conoscenza che lasciava nella luce piena.
Così aveva conosciuto la cosa fantasma, che gli restava dopo e che a poco a poco sfumava, lasciando nell'esaurirsi, l'accordo mesto di un declino .
Il bacio amava il silenzio, il tepore, la vastità del tempo, il liscio della scultura. Il tempo rallentava mentre si perdeva in un continuo avvolgersi  attorno fino a che raggiungeva quella percezione amplificata grazie alla quale gli pareva di baciare l'intero universo.
Il pensiero della dissoluzione che avrebbe sbriciolato la scultura e  lui stesso, era lì accanto come il cigolio insistente di un'altalena  vuota. Oh sì, lo sentiva in ogni momento,  perchè la percezione  era legata stretta  alla fine della percezione. Ma per un po' lo dimenticava quando l'universo entrava nello schiudersi  umido e delicato delle labbra. La sensazione fantasma lo incantava e per così dire il bacio  chiudeva gli occhi per sentirla durare ancora a lungo.

in breve
alla moda

sabato 16 aprile 2011

Storia del tubo




Era sera,  le cose diurne finivano,  un ultimo sorso di tè, un' ultima birra, un punto a fine frase. I resti aspettavano quieti di essere messi da parte, nel mucchio informe del cesto delle cose per il/ un / domani, ma quelle in bilico tra fare o  rimandare restavano  inquiete sul bordo.  Da lì accadeva che proprio all'ultimo momento prima della discesa nell'oblio, improvvisamente qualcuna saltava a cavalletta fuori dal cesto "domani",  un pulire, un lavare  che non poteva essere rimandato. Anche il tubo.
Si occupava di rimuovere scorie quando il segnale "full" diventava chiaro, come quella sera. Il tubo senza altro indugio saltò fuori dal cesto “domani” e si fece strada nell'adesso con piglio sportivo. Riempì d'acqua tiepida fino alla tacca uno. Le varianti riguardo la temperatura e la quantità erano l'aspetto più creativo del suo lavoro. Ormai aveva  una sua routine che svolgeva calmo concentrato. Niente eccessi come agli inizi quando era inesperto, e si era imbarcato con litri d'acqua caldissima. 
Appeso si sentiva bello come una teleferica o una funivia ferma alla stazione d'arrivo in alto. Gli piaceva perchè erano pochi gli specialisti d'acqua in caduta, lui, le flebo e i canadair, che ammirava segretamente. 
Certe parole le sentiva proprio sue, ad esempio colon, che sembrava venir dritta da una poesia. La preferiva a intestino che con quell'ino in fondo predisponeva al vittimismo. Il tubo era orgoglioso di mettere a posto e pulire, perchè dopo uno era contento. Ma  il tubo aveva un suo cruccio, l'essere innominabile. Non entrava mai nei discorsi. A meno di essere in una corsia d'ospedale, dove lo  indicavano senza tatto e delicatezza, mentre lui aveva una sensibilità.  Ormai non ci pensava quasi più,  a meno che non fosse sera tardi. Preferiva dedicarsi ai sogni,  immaginare di essere funivia, serpente, nilo, estintore, messaggero, fontana, microfono, pioggia, oppure uno dei super eroi, un  liberatore in cui si identificava.
Aveva finito. Ora le cose potevano stare quiete e rimaner ferme nel buio delle stanze. Dormire no ma era bello poter stare qualche ora immobili prima che il ticchettio diurno riprendesse. Il tubo sognava Capitan America.

mercoledì 13 aprile 2011

Lame




E quando Chrono recise i genitali a Urano..
Nettuno li ingoiò spumeggiando fuori Venere.
Storie di lame,
lamenti
e lamè.

lunedì 11 aprile 2011

haiku "Il cìgnema"






A me il cigno piace solo sul sapone, impresso,
sapone bianco
oppure come bignè.

venerdì 1 aprile 2011

10 piccoli arcani


Mercurio trigono Nettuno

(la prima parte è qui)

Il Vecchio Femmina mescolava le sue carte seguendo il ritmo delle onde, seduto a gambe incrociate sulla sabbia, spalle al mare.
Il Bambino Dorato gli stava accanto facendo domande sul proprio destino.
Comunicavano telepaticamente.
Il Vecchio estrasse 10 carte:


Il Panda Clown Equilibrista, sospeso sopra il baratro sulla sua biciclettina.

La Sirena au Contraire, muta e dotata di gambe, inutile e mostruosa.

La Gru nella Tempesta, imponente, solitaria, alla deriva.

L' Uovo Conchiglia di Tutte le Cose, perfetto, prodigo e fecondo.

Il Divaricatore Radiografato, utile, minaccioso ed evidente.

La Torre di Babele Completata, spirale ad energia solare.

La Spiegazione della Bottiglia con la Carota, supposizione supposta.

L' Equazione Frigorifera di Secondo Grado (sottozero)

Il Collare Intoccabile del Lupo.

Il Pettine Annodato.

Il Bambino non capì un' acca ma si divertì molto.


(qui c'è un' altra storia arcana)