giovedì 24 febbraio 2011

Tutta scorro


Luna Quadrato Plutone

Etere, ma non abbastanza.
Infatti lo sentivo trafficare nelle mie viscere.
Ricordo il silenzio.
Lavorava in penombra. Un camice insolito, lungo fino a terra, sporco di qualcosa di nero.
Lettino ginecologico, sì, perché mi vedevo caviglie e ginocchia.
Non c'era nessuno a tenermi la mano o a dirmi di spingere, soltanto quel vecchio chino sul mio baratro in attesa di vedere cosa ne sarebbe uscito.
Perdevo molta acqua dagli occhi, la sentivo scorrere brevemente giù per le tempie, stava formando ormai una piccola pozza dentro ogni orecchio.
Era alquanto fastidioso.
Tentai di asciugarmi, scoprii di avere i polsi legati, decisi di chiedere al vecchio.
"Potreste asciugarmi le orecchie? Vi prego."
Si alzò venendo a tamponarle con delle garze candide.
Quando le tolse notai che erano fradicie di quello stesso liquido nero che inondava la sua strana veste.
Riacquistai l'udito ma il silenzio permaneva prepotente... o forse no... in sottofondo un fiume.
"Cosa mi state facendo? Perché mi trovo qui?"
"Sei qui per trovarti. Tranquilla, non ti faccio nulla, anche volendo non potrei."
"Sto partorendo? Non ricordo di essere stata in attesa."
"Stai facendo uscire te stessa, sarà molto doloroso e alla fine la parte di te che sta soffrendo ora, morirà."
"Che ne sarà di me? Cosa resterà?"
"Non puoi saperlo."
"Liberatemi, non voglio."
"Non ostacolarmi, è del tutto inutile, il modo è questo, accettalo."
Rumore di cascata, le gambe non c'erano più.
Il nodo rimaneva mentre il polso si scioglieva.
Guardai il vecchio: "Fa tanto male." dissi.
"Lo so. Arrivederci."





haiku del poi

E tutta scorro
nera, nubile, nuova.
"Arrivederci."



martedì 22 febbraio 2011

Pini




prima puntata
Un mare con le onde brevi e il luccicare di specchietti che abbagliano sulla superficie dell'acqua, a qualche passo dalla pedana di legno dove sono distesa.  Anche adesso. C'è troppa luce a quest'ora,  preferisco l'ombra sotto i pini marittimi. Meno profumo che al mattino presto. Si sta bene. Un rumore leggero di aghi mossi dalla brezza calda che viene da sopra il mare. Un nulla con gusto di sale. Quando lui tornerà tra poco, chiuderò gli occhi e subito dopo li riaprirò come se mi fossi svegliata da un sonno ignaro.  Il costume marrone si sta asciugando.
La natura se ne infischia di noi. La natura è troia e infeldele. Le formiche entrano ed escono mille volte da un buco di tana, noi guardiamo commossi i paesaggi.  Il nuotatore notturno non ritorna indietro dalle onde nere.  Non credo che la. Io sto nel quadro e aspetto in silenzio all'ombra.  
Loro non se ne sono accorti, anzi. La mia presenza ignara. Il desiderio. Anch'io. L'uomo che accompagno, la donna dal costume intero attillato. Quando ho visto. Io guardo la natura. Con distrazione simulata, ho creato come un crepaccio. Signora, vuole unirsi a noi? Quello che piace alle donne in presenza di donne con maschio. Il prosciutto era molto buono. Il mio confine si dissolve, sono corteccia, sono aghi, sono vuoto torace. Se preferisci l'ombra, stai. La fedeltà non è mai stata per me.  Claudine sotto il grosso consigliere si riempie di, e come  bambini grande Dio, sente grande e lontano il suo amore. Ore. Lei mi ha accarezzato con la mano la schiena, in mezzo agli ospiti quella sera. Anch'io. Privato. Negare sempre. 

mercoledì 16 febbraio 2011

Il glucosio di Biancaneve





flash back
La donna dal costume intero si alza. Il sole è alto a mezzogiorno, una leggera brezza increspa onde brevi. Aria calda grava sul cemento dello stabilimento balneare, ombra sotto i pini marittimi che si protendono bassi e obliqui sopra i bungalow. Guarda davanti a sé il mare, poi a destra. Sul bordo vicino all'acqua un uomo legge steso su una brandina con lo schienale rialzato, un grande asciugamano color fucsia pende ai lati. L'uomo solleva leggermente la testa dal libro aperto che regge con una mano, i loro sguardi si incrociano.
L'attenzione è cominciata da quando sono arrivati la donna in bikini marrone e l'uomo con la brandina. Hanno scelto un posto vicino al bordo vicino all'acqua, lei su una pedana di legno, lui allineato dietro ha aperto il lettino e steso l'asciugamano. Con una rapida occhiata ha individuato qualche metro più in là la figura slanciata di una donna dal costume intero non abbronzata, sola.
Al mare si fa così, ci si guarda attorno, tra vicini di posto, soprattutto quando fa caldo. L'uomo sulla brandina guarda il corpo con il costume intero qualche metro più in là, mentre la donna che lo accompagna si spalma la crema e si stende a prendere il sole.
La donna con la pelle bianca e il costume intero attillato, resta in piedi esitante sotto lo sguardo dell'uomo che segue le sue mosse. Decide. Prende la borsa da mare e raggiunge la zona ombreggiata sotto i rami dei pini marittimi, sistema le sue cose sopra una pedana libera, si muove lentamente, sente il corpo amplificato dallo sguardo estraneo, che la esplora, lusinga la sua femminilità, la avvolge con insistenza. Non è più un muoversi naturale, ma un tendersi, e piegarsi a qualcosa che rende diverso il passo di un piede, l'abbassarsi di un braccio, il socchiudersi della bocca. Il suo corpo risponde, come guidato dalla presenza maschile che vuole. Lo spazio che divide lei dall'uomo sulla brandina non è più una vera distanza, ma una materia tattile, che copre il vuoto dello spazio e arriva fino a lei, toccandola.
L'uomo sulla brandina si passa una mano sulla braghetta da mare, grattandosi. Un rapido tocco conferma il discorso appena iniziato dallo sguardo, che batte come un'eco sulla pelle bianca.
E' la presenza della donna in bikini marrone ad alzare il gioco tra la donna dal costume intero e l'uomo sulla brandina. Un qualcosa disonesto, un gesto che ruba furtivo.
La donna dalla pelle bianca distesa sull'asciugamano arancio allunga le gambe mollemente, appoggiandoi ai gomiti. Sente più densa la pelle del seno, i capezzoli che si rilevano, le gambe leggermente discoste, il corpo ha già deciso, si protende. Il sole stanca.
La donna che accompagna l'uomo ha il bikini marrone, bassa di statura, abbronzata, cosce grosse, meches bionde, capelli tenuti raccolti da una pinza alla nuca, occhiali da sole grigioverdi, e lunghe sopracciglia nere che quasi si uniscono al centro, si alza, inarca la schiena, si china e dà un bacio leggero sulla guancia dell'uomo, gli chiede qualcosa, si volta dove l'ombra degli alberi copre una larga striscia. Raccoglie borsa e asciugamano e si sposta nella zona ombreggiata. Anche l'uomo si alza e aiuta la compagna a spostare le cose, poi se ne torna sulla brandina al sole, riprende il libro, si guarda attorno, inglobando nello sguardo la donna in costume intero dalla pelle bianca.
La donna dal costume intero ha osservato le manovre dell'uomo e della donna in bikini. Ha indugiato sul corpo di lui, muscoloso, la braghetta nera aderente, il rigonfiamento in mezzo, il contorno un po' appesantito alla vita, capelli corti d'un rossiccio un po' grigio, occhiali da sole, abbronzato. La donna che l'accompagna in bikini marrone scende dalla scaletta in mare, si volta e invita l'uomo, lui dice no.
Dopo un po' torna dopo un po' fuori dall'acqua . Si asciuga, prende un altro costume dalla borsa da mare, e dice due parole all'uomo, si avvia agli spogliatoi per cambiarsi.
Passa un minuto e l'uomo si alza, solleva la brandina e la sistema all'ombra, vicino al èposto della sua compagna, a un metro la pedana dove sta la donna dalla pelle bianca. Le sorride e abbassa tutto lo schienale, si stende a pancia in giù. Adesso sono molto vicini. Lui prende il libro e legge, la guarda di sbieco.
La donna dal costume intero sente improvvisamente un timore e una piccola ansia per quello spazio che si è accartocciato e la costringe a richiudersi in qualche punto dove si era troppo aperta prima, quando la distanza esisteva ancora fra lei e l'uomo della brandina.
Lui riprende a leggere, e dal libro estrae un biglietto, allunga rapido la mano verso l'asciugamano della donna, senza dire nulla.
Un attimo dopo la compagna dell'uomo è di ritorno, si siede e prende dalla borsetta frigo dei panini. L'uomo si mette seduto accanto a lei sull'asciugamano. Mangiano e parlano, il prosciutto è molto buono dice la donna in bikini. L'uomo non si volta più dalla parte dove sta la donna dalla pelle bianca.
Un precipitare di realtà dopo il gioco della distanza. La donna dalla pelle bianca prende il biglietto da sotto l'asciugamano, legge “ti aspetto in fondo ultimo bungalow”. Ripone il biglietto nella borsa, si distende. Aspetta e ascolta il cuore accelerato, l'aria calda attorno al suo corpo come stanco prima di una salita. Non sente alcuna resistenza a quella forza che la trascina da una parte, la spinge. Il corpo segue, ma un'altra parte, un contorno indistinto che si allenta e si piega, la porta a obbedire a quell'invito come fosse un ordine. .
La coppia ha finito di mangiare i panini. L'uomo dice qualche cosa alla compagna in bikini, si alza e si incammina dalla parte dove lo stabilimento continua in fondo. La donna dalle sopracciglia quasi unite al centro chiude la borsa frigo, e si mette distesa girandosi leggermente sul fianco verso gli alberi, dove l'ombra è più densa..
La pelle bianca non può aspettare, deve andare. Si alza e ripone l'asciugamano nellla borsa, guarda la donna dal bikini marrone che sembra addormentata. Le fa sentire il respiro sottile e affilato il trovarsi nell'agire nascosto, con l'altra a cui sottrarre il maschio, rubare. E' quella donna con le sopracciglia lunghe quasi unite al centro, che rende il suo alzarsi e andare come un fragore. Guardandola si chiede se sia un finto sonno il suo, se in realtà si sia accorta di tutto, e anzi li abbia guidati tenendo i fili del gioco come si fa con le marionette e i pupi.
Si lascia alle spalle quel pensiero e la pedana ombreggiata, sentendo di abbandonare al medesimo tempo il luogo puro e bianco dove ha creduto di starsene in disparte, a guardare il desiderio scorrere lontano, dov'è rimasta a lungo ferma, a nutrire fantasie con gli scarti di una realtà mediocre. Un glucosio di Biancaneve che ha steso un gusto dolciastro e asciutto al suo stare con il corpo teso e rinchiuso al mondo. Il caldo e la troppa luce, lo spostarsi repentino dal sole all'ombra, premono come un peso sopra il suo bianco puro e dolce, lo sfaldano.
Arrivata alla rampa di scale che porta agli spogliatoi e all'uscita, continua diritto. Il respiro è rapido, il corpo si muove come stordito, il petto è contratto. La donna dal costume intero arriva agli ultimi bungalow dello stabilimento. Laggiù in fondo l'ultimo. Si avvicina alla porta, appoggia la borsa, abbassa la maniglia ed entra. Semibuio e caldo dentro, si gira e lo vede. Lui afferra stringendola a sé, le sue mani toccano i seni e scendono giù al sesso. Un bacio profondo come se volesse berla, la spinge contro la parete di legno e preme con tutto il corpo su quello di lei. La donna dalla pelle bianca ha il respiro corto, e non riesce a fermarlo quando le abbassa il costume intero fino ai fianchi, si inginocchia davanti a lei e lentamente glielo sfila dai piedi. Lei ha un grido nella gola. “No” le sussurra l'uomo nell'orecchio.

lunedì 14 febbraio 2011

Bonus Malus


Sole Quadrato Urano

Continuava a chiamarmi nel cuore della notte: "Dammi ciò che mi devi" diceva "o faccio saltare tutto."
Credevo di aver raggiunto un livello in cui potevo finalmente evitare di mentire e prendere una pausa dalla paura, ma avevo esagerato con l'autodifesa e nella smania di rendermi inespugnabile mi era sfuggito un errore di valutazione. 
Risultato: avevo arruolato un folle.
Era stato cantante rock, scultore, hacker e artificiere.
Pensai che con quei trascorsi sarebbe stato abile a prevedere ed arginare l'imprevisto, infatti mise in piedi un sistema di sicurezza ineccepibile ma... ebbe a che dire sul contratto.
Ci fu una negoziazione estenuante poi sembrò accettare il compenso e per un po' tutto tacque.
Finché non cominciò con le telefonate: "La situazione potrebbe precipitare in qualunque momento, attento a quel che fai..."
Non era accaduto ancora nulla di grave e probabilmente non sarebbe accaduto mai, era capriccioso, dispettoso e forse anche un po' bugiardo, ma non sembrava capace di spingersi oltre.
Cambiava continuamente la posta in gioco, non voleva il mio denaro né nulla di ciò che negli anni mi aveva chiesto.
Quando mi presentavo agli appuntamenti lui non c'era mai, mi contattava qualche tempo dopo con una richiesta diversa.
Se decidevo di ignorarlo metteva in atto qualche fastidiosa rappresaglia.
Cominciai a uscire sempre meno per paura di rimanere imbrigliato in uno dei suoi trabocchetti, mi ritrovai a moderare l'iniziativa e ridurre le attività perché sicuramente qualcosa sarebbe andato storto, mi convinsi che ogni atto avrebbe comportato un imprevedibile prezzo da pagare.
La valutazione del rischio divenne il mio pensiero dominante, mi assorbiva al punto da farmi trascurare azioni, intenzioni e fini.
Con tenacia uguale e contraria egli continuava a lasciarmi intuire complicazioni sempre nuove.
Andammo avanti così, in scacco perpetuo, senza decretare mai un finale di partita.


sabato 12 febbraio 2011

Haiku servito freddo





Ora capisci
le mie sciocche ragioni.
Piccola fitta.





domenica 6 febbraio 2011

Mito-storia




Il vecchio re Atamante rimaneva sempre chiuso nelle buie stanze del suo palazzo. Aveva stretto un alleanza segreta con una potenza sotterranea, ma in cambio di potere e ricchezza era stato confinato a vita nelle stanze del suo palazzo, senza poter mai vedere la luce del sole. Pesanti tessuti oscuravano le finestre, mentre torce perennemente accese illuminavano le stanze. Le cinque figlie del re invece amavano il sole, e trascorrevano tutto il giorno a giocare sulla spiaggia che costeggiava la dimora reale, sempre scortate da un grande toro nero. Il motivo di questa presenza non era mai stato svelato alle fanciulle, che avevano accettato il guardiano, anche se preferivano rimanere ad una certa distanza. Solo Taureia, la più giovane delle figlie,  osava avvicinarsi  con curiosità.
Un giorno il re annunciò alle figlie che sarebbero giunti a palazzo i  pretendenti per sostenere la prova dell'arco, superata la quale si sarebbero celebrate subito le nozze. Ma Taureia voleva che nulla cambiasse nella sua vita. Quel giorno sulla spiaggia arrivò a pochi passi dal toro guardiano, nei cui occhi  vide  balenare un riflesso dorato. Indietreggiò confusa e scappò via ritornando dalle sorelle che giocavano.
L'indomani si presentò a palazzo uno straniero, alto con i capelli ambrati che non aveva mai tagliato, chiedendo di sostenere la prova dell'arco e la mano della figlia più giovane. Il re acconsentì. La prova consisteva nel colpire tre bersagli posti a grande distanza nella vasta sala del trono rischiarata soltanto dalla luce vacillante delle torce. Il giovane centrò i tre bersagli al primo colpo.
Taureia si sentì perduta e fuggì dal palazzo. Fuori  trovò il toro che davanti a lei  s'inginocchiò e la prese in groppa. L'animale partì al galoppo e corse all'impazzata fin dove la spiaggia terminava dove  alte rocce cadevano a picco sul mare. Si diresse sicuro verso un punto ed entrò in una grotta che si apriva con una volta altissima, sotto la quale stava un trono vuoto. Taureia si sentì al sicuro, e stanca delle emozioni si distese dove la roccia era più liscia e si addormentò. Sognò  lo straniero dai lunghi capelli ambrati che le faceva cenno di avvicinarsi, negli occhi dell'uomo brillava sinistro un riflesso.
Si svegliò spaventata. Cercò di alzarsi in piedi ma si accorse con orrore di non avere più piedi ma zoccoli. Si mise sulle quattro zampe e notò che al posto del trono c'era un toro bianco con le corna ornate da una filigrana d'oro che scendeva come una chioma fino a terra. Disperata si infilò in un cunicolo che si apriva negli anfrattti, e non si fermò fino a che il passaggio sbucò fuori, sulla spiaggia. Poco distanti le sue sorelle stavano  silenziose senza giochi. Corse verso di loro chiedendo aiuto con i suoi muggiti. Le fanciulle accolsero la vitella che piangeva e commosse la portarono a palazzo.
Il vecchio re se ne stava cupo e irato per la fuga della figlia più giovane, e oscuramente temeva la vendetta del suo potente alleato segreto per le nozze mancate. Come vide l'animale e le figlie, il suo cuore gelò dal terrore. Si avvicinò e riconobbe la luce dorata che brillava negli occhi della vitella.
Il sovrano cadde in ginocchio colpendosi il petto e imprecando. Ordinò ai servi di tirare giù tutte le pesanti tende che oscuravano le finestre e di spegnere le torce. I servi eseguirono in fretta, e come la luce del sole inondò le sale del palazzo, il vecchio re si accasciò a terra coprendosi gli occhi, annichilito dai raggi, mentre la vitella cadde su un fianco restando immobile. Dalle spoglie dell'animale uscì Taureia che abbracciò piangendo le sorelle. Il toro guardiano non si trovò più.
Il palazzo divenne la reggia delle cinque principesse che amavano l'aria e il sole. Il trono rimase vuoto perchè non appena qualcuno, re o regina , vi si fosse seduto avrebbe immediatamente evocato l'alleato sotterraneo che sarebbe ritornato per oscurare la reggia con la sua cupa luce dorata.

martedì 1 febbraio 2011

Gusto e artificio


Arriva il momento in cui è necessario andare sopra le righe e deporre pantofola e gambaletto.
Intimo come intimità, vellure, epidermidi, sfiorati contorni. Molti si dedicano al bricolage, alla poesia, all'ikebana. Voi scegliete come hobby l'intimità, fatene un progetto, stabilite i vostri obiettivi i tempi i costi. Ma fatelo.
Nero o colorato? Una signora di gusto non ha incertezze. Non c'è altro colore che la notte più scura per addentrarsi nell'Ombra. Nessuna eccezione. Il rosso da capodanno è tollerato soltanto se fate la barista di un saloon. Uno strappo è consentito per il leopardato fine, d'inverno, e sotto un tailleur o un abitino smilzo.
Come dice il poeta, l'apostrofo è ciò che conta. Pertanto i complementi sono apparentemente “accessori”. Si può dire forse che un paio di guanti neri lunghi al gomito siano un sovrappiù? Naturalmente no. Potete anche indossare un completino da piccola fiammiferaia, ingrigito dalle lavatrici e molliccio agli elastici, ma con i guanti neri lunghi l'effetto sarà puro Tiffany. Brillante.
Se amate lo stampato floreale, scegliete l'iris o il tulipano, ma per carità non roselline o margherite. Vi piacciono i contrasti? siate Trilly a Pigalle. Niente fiocchi o lustrini tra i capelli. Non accostate mai il rosso e il nero, neanche al circo o nell'arena. Una scelta ottima sono le parrucche colorate e i cappellini con la veletta. Per un effetto bomboniera, avvolgetevi in una nuvola di tulle rosa pansè o blu elettrico a cannolo, sotto il minimo indispensabile, sottile e in pendant. Un tocco scintillante saranno gli orecchini a spaghetto o il braccialetto in strass.
Gli effetti indesiderati sono da valutare con grande attenzione. L'arte del così-basta è sottile, difficile, evolutiva. Sarà applicando quest'arte che vi distinguerete da un carro allegorico. Accostare le preziose trasparenze, le velature per le gambe, i cappellini e il cannolo di tulle, è come accendere un caminetto. Attenzione all'effetto barbecue.
Avrete sicuramente visto il generoso padrone di casa incatenato alla griglia per ore sudato mentre gli invitati si godono spiedini e costine. Ecco, siete giunte ai fornelli dell'intimità, rosse e arruffate,  pronte, e poi niente piattino per voi.
Accade perchè  l'artificio vi conduce fuori dai vostri limiti, come una sostanza psicotropa. Forse pensavate alla parrucca un po' girata, il tulle vi ha distratto, o non avete seguito il vostro istinto fino in fondo e vi trovate a metà strada, ancora troppo civili e poco Ombra. Non preoccupatevi. Ci vuole esperienza per essere rilassate ed aprire il sé grinzoso al nuovo, al vasto altro-da-sè. Se per una volta il gioco non avrà prodotto su di voi granchè, lasciandovi al palo, consolatevi. Guardate: la compagnia che avete scelto per esercitare il vostro hobby d'intimità scoppietta contenta come un bel caminetto.
Allenatevi. Il gusto dell'artificio per dispiegare i suoi doni deve grattare via strati su strati di moncherie e sloggymondo,  E' tanto ma alla fine vien via. Sarete soddisfatte di notare che il vostro sguardo a poco a poco cambia ed assume quella brillantezza scura che avete inseguito.