Cantante: Sì.
venerdì 31 dicembre 2010
Dialogo di uno speleologo e di una cantante lirica
Cantante: Sì.
giovedì 30 dicembre 2010
La visita
Lei non c'è, per fortuna. Non può essere alla stazione perchè ha il corso di pittura. Meglio essersi salutate a casa. E adesso ? Apre il pacchetto, c'è un pezzo di torta salata avanzata a cena la sera prima. Cinque minuti ancora.
M. le ha mostrato i suoi lavori di cucito, le coperte, i cuscini, i suoi quadri. Ha cucinato, poi si sono sedute in giardino, guardato i pomodori e le zucchine, annusato il timo, bevuto tazze di menta e finocchio. M. abita in una vecchia casa vicino a una boscaglia bassa di arbusti e rocce, lontano dalla città.
Adesso è bello stare sul treno e partire con una sensazione di pienezza e senza alcun rimpianto. M. ha guardato i suoi capelli blu, e ha sorriso. Dopo ha messo sul fornello un pentolino con l'acqua per il te e tirato fuori dal forno un dolce con le noci, spesso e rustico.
Le porte si chiudono, mezzo minuto e il fischio del capostazione. Non sente nulla di struggente a lasciare M. nella sua casa vicino alla boscaglia e le rocce, lontano dalla città. Che cosa si sono dette? Sì, hanno parlato tra i vasi di gerani e di begonie, con i gatti stesi al sole, e in fondo al prato, dove c'èl'uva a ridosso del muro di pietre. Ricorda il silenzio scambiato durante la passeggiata dietro la casa.
Il treno si muove, poco a poco prende velocità, pigramente, per vincere la nostalgia dello stare fermo sui binari. Quel giorno passato da M. è stato come uno stare sulla banchina, ad aspettare un movimento che sarebbe arrivato, la partenza, il separarsi senza che nulla fosse strappato, anzi restituendo a ciascuna la sua dimensione, lo stare lontane come compimento dell'amicizia.
I can get no (satisfaction)
Indossa la casacca aperta di un' uniforme da karate, la t-shirt di un gruppo rock con sopra il simbolo di un tipo di LSD (tutta sgualcita e con le maniche tagliate), i pantaloni di un pigiama di flanella a scacchi e delle ciabatte infradito.
Misura a passi lenti e regolari la stanza, un rettangolo di vetro e acciaio con vista a 360° sulla metropoli.
Una scrivania anni '30, una lampada verde, un telefono di bachelite, una sedia presidenziale ergonomica.
Il resto dello spazio è libero e destinato alla riflessione peripatetica. "Arginare l' imprevedibilità." dice neutro al piccolo registratore mp3 attaccato al bavero del kimono.
Segue un lungo silenzio di passi e flip flap.
Squilla il telefono.
"Piegare il capriccio."
mercoledì 29 dicembre 2010
Dopo frame
prima c'è frame
Personaggi: Regina (nera), Pedone, Giocatore di scacchi, Fratello indifeso, Fratello arrogante, Lupa, Padrone di casa – Lui (assente), Un messo
martedì 28 dicembre 2010
Romeo e Giulietta
Lei lo raggiunge dopo poco conficcandosi in un abbraccio serrato, gli stivaletti graziosi le danno un'andatura da cerbiatto appena nato. E' piccola, bionda, col trucco sbavato e i capelli spettinati in un raccolto a cipolla.
Si incolla senza esitazione all'inguine di lui, gli pianta il mento nello sterno e lo fissa dal basso con gli occhioni grigi e supplichevoli.Il bacio dura tre fermate poi lei scende senza parlare, uno sguardo breve attraverso il finestrino e nessun altro cenno.
Nessun sorriso.
L'autobus riparte e Mercuzio, fin qui muto, attinge al suo ampio repertorio di sciocchezze salva-maschio.
Ma l'amico non l'ascolta, stringe forte la barra puntellandosi coi piedi ancora troppo grandi. Ubriaco. Stravolto. Silenzioso.
lunedì 27 dicembre 2010
Lettera di Giulietta Capuleti a Violetta Valery
La cosa più difficile per me adesso è procurarmi altre bottigliette. Per questo ho dovuto chiedere a qualcuno.
Così è andata. Gli ho permesso di venire altre volte in giardino. Ogni volta gli parlavo della mia collezione di boccette colorate. Per compiacermi ha cominciato a portarmi delle bottigliette che rubava all'amico, uno fissato con gli intrugli alchemici. Si vantava che tra quelle che aveva rubato c'era una medicina potentissima che poteva essere mortale alla dose sbagliata. Per gioco abbiamo cominciato a sfidarci quanto riuscivamo a resistere con poche gocce senza star troppo male, provandole tutte. Ci ha preso gusto a farmi bere quelle boccettine piccole e tanto dolci da far vomitare.
Ho imparato, signora Violetta, che gli uomini seri dallo sguardo benevolo dimenticano. Non darò più a nessuno la mia collezione di vetri colorati e di liquidi amari, ma la terrò tutta per me.
Frame
PERSONAGGI : Padrone di casa (assente), Giocatore di scacchi, Regina (nera), Pedone, Lupa, Fratello minore, Fratello arrogante, Coro
PROLOGO
"Son Io questo ? qui debole e indifeso come fossi un fratello minore, qua corrucciato come un fratello arrogante e cupo."
Tutto frulla rapido nella tua testa, oh Padrone di casa, gli anni gli amori , gli amici le imprese ! Tace il frullatore. Silenzio! Parlano i simulacri del passato.
mercoledì 22 dicembre 2010
Dialogo di un tubetto, LaCreme, e di una metafora, AutreOeil
AutreOeil: Tubetto, umile grasso inerte, chi più di te meriterebbe rispetto? Lenire il dolore non è forse l'unico motivo degno per esistere? Un poeta potrebbe cantarti. Forse mi pentirò di essere stato così scostante, ma è solo per fare un po' di nebbia attorno a me, essere inafferrabile e buio come un buco nel nulla.
sabato 18 dicembre 2010
Racconti in volo
La Via della Seta con tutta la sua magnificenza organizzativa: una strada spianata, lunga, vasta ma piena di caravanserragli dove trovare ristoro.
Di chi era il Signore Lui? Era veramente un Re? Ma per piacere! Basta ciarpame.
Il primo passo, il piede nudo sulla terra umida fu già un viaggio. Sentì le vibrazioni della crosta terrestre, i movimenti del centro magmatico mentre il suo corpo possente si dissolveva, o meglio come avrebbe scoperto poi, si ampliava ad ogni respiro sino a comprendere il cosmo intero.
I caravanserragli disseminati a breve distanza non erano tutti uguali. Non v'era certezza che lì si sarebbe trovato ristoro ma chi osava chiedere, ne usciva sempre vittorioso. Ognuno era stato costruito e poi gestito da genti molto diverse. La cosa che li accomunava è che erano aperti a tutti, a tutti quelli che ne avessero bisogno purché rispettassero il luogo e gli altri; si poteva dormire e mangiare ma non bivaccare a lungo e solo se in cambio si offriva denaro, servizio, un dono.
Lettera di Violetta Valery a Giulietta Capuleti
martedì 14 dicembre 2010
Matilde e la terra
lunedì 13 dicembre 2010
Il Sole Nero
VII casa incipit in Sagittario si estende in Capricorno
Devo sapere. Devo vederlo con i miei occhi. L'imperativo era martellante. Di una tale forza di risucchio non avevo mai sentito parlare fino ad ora. Possibile che esista davvero? E dove mai potrebbe portare? Dal Dio degli Dei? in che genere di Inferno? E se portasse di nuovo Qui?
Dov'è la mia tuta? il casco... E' da un po' che non volo ma dovrebbe essere rimasto tutto al suo posto. Mentre così pensavo, frugavo in cassetti e armadi, mi spostavo nella stanza in preda ad un'eccitazione glaciale, il mio corpo, la mia mente, ogni battito del mio cuore, tutto era teso a partire il prima possibile. I miei gesti erano un po' sconnessi, febbrili ma misurati, densi....i pensieri potevano fluire senza bloccarli: Forse dovrei avvisare mia moglie, forse dovrei chiedere prima il permesso alla base.
Non ricordo bene come avvenne, ma nel giro di tre giorni ero pronto. Seduto nella navicella. Solo. Tutti i permessi in ordine, festa di saluto data. Era strano volare di nuovo dopo tutti quegli anni passati a lavorare sulla terra ferma in mezzo a quella confusione dove venivi abbagliato da mille luci e non riuscivi a scoprire che poche sorgenti.
Quando superate le nuvole uscii dall'atmosfera, mi scesero due lacrime di commozione.
Lo Spazio vuoto, nero, immenso così' ricco di possibilità inimmaginabili. Una sorpresa continua nel vuoto più incredibile.
La prima tappa era Saturno. La colonia umana lì era ben organizzata, ma soprattutto distava meno di una anno luce dal Nodo. E io il Nodo dovevo vederlo, con i miei occhi.
Si ipotizzava fosse un buco nero particolarmente potente, ma gli studi a riguardo erano monchi e i dati non combaciavano.
Non vorrei dilungarmi troppo ma penso sia importante farvi sapere almeno i punti salienti del mio viaggio. Voglio chiarire dove ho dovuto affrontare le difficoltà più grandi come l'abnorme quantità di dati e la totale mancanza di un'unica chiave di lettura. Dopo aver esperito l'attrazione annientatrice di quel che chiamo, il mio Sole Nero, mi sono ritrovato costretto a firmare un contratto dalle clausole molto restrittive riguardo alla comunicazione della mia esperienza.
Non sono stata la sola ad esperire il Nodo. Ma la sola che ha rischiato di non tornare.
Un vortice immobile
Un grande pozzo, profondo dalla circonferenza importante si apriva nelle viscere della terra e si sviluppava in altezza anche sopra la superficie terrestre nella forma di una torre in vetro, un grattacielo circolare con un ascensore al centro.
Ogni piano era composto da una grande stanza circolare. Era un luogo da vertigine.
Le stanze che si sviluppavano sotto la superficie, il basamento dell'edificio, il pozzo, erano chiaramente buie, umide, claustrofobiche ma nello stesso tempo per qualcuno potevano fungere da ventre materno: attraverso lo spesso vetro si indovinava il colore della terra. Quella appena sotto la superficie era addobbata invece da tendaggi color rosso cupo. Lì sembrava di sentire il movimento del magma, il ribollire della lava.
Le stanze nella torre invece erano inondate da una luminosità accecante.
Non si capiva a cosa potesse servire una costruzione del genere. Si erano alternati due architetti. Ai piano alti era stato fatto un tentativo di suddividere lo spazio in spicchi per poter appoggiare almeno qualche mobile a delle pareti dritte, e non doverli prendere tutti su misura.
Si godeva di un'ottima vista era dir poco. Da quelle vetrate sembrava tutto bello, ci si poteva perdere una vita intera semplicemente a guardare il cielo, la città,
le colline lontane, le attività degli uomini là fuori. Non faceva voglia di uscire, ti prendeva piuttosto la smania di fotografare tutto e tutti. Era stuzzicante anche fotografare sé stessi tra le mille sfumature di luci che si rifrangevano specialmente la notte.
Certo si rischiava di diventare parte della struttura: il risucchio plumbeo del vetro.
Si poteva realmente captare l'intero mondo da lì ma che altro fare? Una casa di cura o una di perdizione? Certo per i gatti che vi abitavano era entrambe.
Lui passava troppo tempo nei piani alti.
Il primo piano con anello esterno che fungeva da poggiolo per stare all'aria aperta era molto più salutare. Il risucchio plumbeo del vetro si faceva sentire meno e ti veniva più energia per fare le cose di ogni giorno e per relazionarti con i piedi a terra.
Alto, biondo capello lungo e fluente. Una sorta di vichingo dai lineamenti gentili e rarefatti. Non si potevano distinguere i capelli dai raggi del sole quando vi si stagliava contro. Non si riusciva a capire con certezza nemmeno se fosse uomo o donna. Vecchio o giovane.
Stava lì imprigionato da quella struttura che pur offriva veloci mezzi di spostamento per muoversi, sia verticalmente grazie all'ascensore, sia su una linea orizzontale, provvista per uscire ed entrare di comodi tapis roulant e silenziose porte scorrevoli.
giovedì 9 dicembre 2010
Esistenz
PERSONAGGI
Esistenz FLOSCIA, una signora avvolta in un drappeggio di lana verde, capelli spioventi
SOFFIO, un uomo paffuto in tuta blu
Esistenz, sorella di E. F. in paltò prugna e toque di velluto giallo
PARENTESI QUADRE, figlie di Esitenz, in tutù azzurro
Un salotto borghese, una pendola sul fondo, una finestra aperta a destra, sedie in circolo. Attimo e Qualcuno seduti bevono whisky. Su un tavolino numerose bottiglie vuote.
ATTIMO: Chi ha lasciato la finestra aperta?
QUALCUNO: Chi vuoi che sia stato? Quella squinternata della signora Esistenz.
ATTIMO: E' colpa sua se è in questo stato !
QUALCUNO: No, basta un Attimo e le signore si deprimono.
ATTIMO: Io sono pronto a togliermi di mezzo, basta che Lei Qualcuno faccia un pensiero, o la povera signora Esistenz è condannata.
QUALCUNO: Io sono fatto così, non mi viene.
(entrano Parentesi Quadre e Soffio)
ATTIMO: Non è ancora il vostro turno. Via! (escono)
ATTIMO: Andiamo, suvvia pensi pensi.
QUALCUNO: Nel copione c'è scritto “Qualcuno ci pensa” e non “Qualcuno pensa”. A chi potrei pensare, secondo lei? Non ho nessuno.
ATTIMO. Ma pensi a noi! Diamine, siamo la sua famiglia. Quante volte è che recitiamo questo spettacolo? 53 o 67? neanche ricordo.
(entrano una signora in verde e Soffio, si accomodano su due sedie)
ATTIMO: Di nuovo! Ti ho detto che la tua entrata è dopo! Chi è questa?
SOFFIO: La signora sta cercando la sorella e si è persa. Era a terra qui fuori. Le ho fatto un po' d'aria, adesso sta meglio ma è debole. Vero cara? (sorride)
(la signora annuisce e sistema il panneggio e i capelli spioventi con dolcezza)
QUALCUNO: Benvenuta, è molto elegante. Chi cerca ?
Esistenz FLOSCIA: La mia sorella gemella, Esistenz. La conoscete? ( sistema il panneggio con dolcezza)
QUALCUNO: Tutti la conosciamo. Lei vive qui ?
Esistenz FLOSCIA: A volte non sono certa di vivere, mi mancano le forze e vengo giù come una gomma sgonfia. Se fossi certa di vivere, non sarei qui. ( sistema il panneggio con dolcezza)
SOFFIO: Sua sorella è depressa, e il colpevole è lui (indica Qualcuno, che fa spallucce).
ATTIMO: Vai a cercarla Soffio, e dille che c'è una sua parente. ( SOFFIO esce)
QUALCUNO: Mi racconti, signora, lavora? Dove dimora?
Esistenz FLOSCIA: Sono troppo floscia per lavorare. Mi basta una sedia, là è la mia casa. (si sistema il panneggio dolcemente)
QUALCUNO: Sono ammirato dalla sua filosofia! Lei è un essere libero a tal punto?! Ho deciso: penserò a Lei. Permette?
Esistenz FLOSCIA: Faccia pure.
QUALCUNO: Ehm....vede signora....prima mi ci dovrò abituare....un po' alla volta penserò a Lei.... così improvvisamente mi fa paura.
(irrompe Esistenz tutta scarmigliata e rossa)
Esistenz INSOP.BILE: Dov'è ? mi hanno detto che è qui? (si guarda attorno con ansia)
(tutti si fanno indietro per farla passare)
Esitenz INSOP.BILE: ( vede la sorella) Tu?
Esistenz FLOSCIA: Io (non la guarda neanche, sistema dolcemente i capelli spioventi)
Esistenz INSOP.BILE: Tu qui?
Esistenz FLOSCIA: Io qui.
Esistenz INSOP.BILE : Carogna!
Esitenz FLOSCIA: (fa spallucce e si sistema dolcemente il drappeggio)
Esistenz INSOP.BILE: Non c'è più posto per me. Addio (esce in posa tragica)
SOFFIO: Lascia che ti faccia un po' d'aria. (esce)
(entrano PARENTESI QUADRE ): Noi siamo giunte. Dov'è la nostra mamma?
ATTIMO: Se n'è andata. Che volete fare adesso?
PARENTESI QUADRE: Non sappiamo. Noi siamo giunte. Dov'è la nostra mamma?
QUALCUNO: Un toccante dramma familiare!
Esistenz FLOSCIA: Da un attimo sento di essere più certa, se Lei Qualcuno, mi pensa. Non ci si può far nulla.
ATTIMO: Oh, il Nulla ! D'un tratto mi sento strano, come un gelato fuori dal frigo. Raccoglietemi, ve ne prego.( si rannicchia a terra)
(tutti si chinano su di lui con un cucchiaio in mano)
Tutti (in coro) : Raccogliamo questo attimo prima che si squagli!! ( si gettano feroci
su di lui)
SIPARIO