martedì 19 aprile 2011

Appunti di bacio





Il bacio aveva una sensazione fantasma.  Una cosa simile a un bouquet di ciliegie premium,   la forma liscia e piena che lo riempiva tutto come biglie in un esercizio per balbuzienti. Non riusciva a spiegare il sentire fantasma, che persisteva tornito e plastico dopo aver finito il baciare. Un sentire amplificato,  come se il fine contorno del bouquet ipotetico fosse rimasto  impresso sulle sue pareti, per così dire,  fotografato in 3D.
Il bacio aveva un posto nel tattile, apparteneva alla compagnia di epidermide e polpastrelli, dove ricopriva un posto di rilievo, ma questo non spiegava nulla. C'era  una qualità di sensibile in più nella cosa fantasma.
Ora, sapeva bene che sentire di più non dipendeva da una semplice somma di organi di senso. Baciare con gli occhi spalancati non raddoppiava i recettori nè aumentava la sensazione piacevole.
Anzi. Il visivo era talmente assuefatto di stimoli che per svegliare dal torpore il nervo ottico era necessario pestare sui tasti con immagini forti. A qualcuno piaceva, ad esempio,  baciare il più superbo bouquet di ciliegie magnum tenendo al contempo gli occhi fissi sopra  una testa d'agnello appena macellata. Il senso estremo non gli interessava.
Al contrario, preferiva qualcosa di sottile e inquieto. Per avere una percezione più intensa bastava escludere con una semplice benda il piano nobile degli occhi.  Il visivo era stolido, tirannico, e il bacio accarezzava spesso l'idea di farlo fuori.
Bisognava sovvertire la gerarchia, fondare una nuova conoscenza su sensi rinnovati e più equi. Ne aveva parlato spesso  con gli altri del  tattile, gusto e odorato, ma quelli si erano chiusi nel mutismo, tanto erano abituati a fare i servi del visivo. 
Così aveva cercato di espandersi per conto suo,  e  aveva scelto l'arte.
Aveva scoperto che girare attorno a una scultura, a cui aderire deciso, in un passare e ripassare senza fretta, gli produceva una percezione  stereoscopica che andava ben oltre la semplice somma di visivo più tattile. Baciare la scultura era  esplorare frontiere percettive ignote, e come bacio poteva accogliere il pulsare della forma senza divorarla. 
La scultura aveva piccole vene gonfie e rilievi e cupole, curve e rientranze, seguire le quali era come leggere un trattato, e inoltre sotto il suo contatto,  la scultura sembrava prendere vita come una creatura al suo primo aurorale  mattino. Il bacio sprofondava lentamente tra le cupole e le vene nell' assoluto desiderio di inglobare in sè la forma che risplendeva lucida come una nike alata. Dopo restava una sensazione fantasma, come un atto di conoscenza che lasciava nella luce piena.
Così aveva conosciuto la cosa fantasma, che gli restava dopo e che a poco a poco sfumava, lasciando nell'esaurirsi, l'accordo mesto di un declino .
Il bacio amava il silenzio, il tepore, la vastità del tempo, il liscio della scultura. Il tempo rallentava mentre si perdeva in un continuo avvolgersi  attorno fino a che raggiungeva quella percezione amplificata grazie alla quale gli pareva di baciare l'intero universo.
Il pensiero della dissoluzione che avrebbe sbriciolato la scultura e  lui stesso, era lì accanto come il cigolio insistente di un'altalena  vuota. Oh sì, lo sentiva in ogni momento,  perchè la percezione  era legata stretta  alla fine della percezione. Ma per un po' lo dimenticava quando l'universo entrava nello schiudersi  umido e delicato delle labbra. La sensazione fantasma lo incantava e per così dire il bacio  chiudeva gli occhi per sentirla durare ancora a lungo.

in breve
alla moda

0 commenti:

Posta un commento