sabato 16 aprile 2011

Storia del tubo




Era sera,  le cose diurne finivano,  un ultimo sorso di tè, un' ultima birra, un punto a fine frase. I resti aspettavano quieti di essere messi da parte, nel mucchio informe del cesto delle cose per il/ un / domani, ma quelle in bilico tra fare o  rimandare restavano  inquiete sul bordo.  Da lì accadeva che proprio all'ultimo momento prima della discesa nell'oblio, improvvisamente qualcuna saltava a cavalletta fuori dal cesto "domani",  un pulire, un lavare  che non poteva essere rimandato. Anche il tubo.
Si occupava di rimuovere scorie quando il segnale "full" diventava chiaro, come quella sera. Il tubo senza altro indugio saltò fuori dal cesto “domani” e si fece strada nell'adesso con piglio sportivo. Riempì d'acqua tiepida fino alla tacca uno. Le varianti riguardo la temperatura e la quantità erano l'aspetto più creativo del suo lavoro. Ormai aveva  una sua routine che svolgeva calmo concentrato. Niente eccessi come agli inizi quando era inesperto, e si era imbarcato con litri d'acqua caldissima. 
Appeso si sentiva bello come una teleferica o una funivia ferma alla stazione d'arrivo in alto. Gli piaceva perchè erano pochi gli specialisti d'acqua in caduta, lui, le flebo e i canadair, che ammirava segretamente. 
Certe parole le sentiva proprio sue, ad esempio colon, che sembrava venir dritta da una poesia. La preferiva a intestino che con quell'ino in fondo predisponeva al vittimismo. Il tubo era orgoglioso di mettere a posto e pulire, perchè dopo uno era contento. Ma  il tubo aveva un suo cruccio, l'essere innominabile. Non entrava mai nei discorsi. A meno di essere in una corsia d'ospedale, dove lo  indicavano senza tatto e delicatezza, mentre lui aveva una sensibilità.  Ormai non ci pensava quasi più,  a meno che non fosse sera tardi. Preferiva dedicarsi ai sogni,  immaginare di essere funivia, serpente, nilo, estintore, messaggero, fontana, microfono, pioggia, oppure uno dei super eroi, un  liberatore in cui si identificava.
Aveva finito. Ora le cose potevano stare quiete e rimaner ferme nel buio delle stanze. Dormire no ma era bello poter stare qualche ora immobili prima che il ticchettio diurno riprendesse. Il tubo sognava Capitan America.

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